A MIA MADRE
Che non si faccia mai buio d'intorno e campane a martello rompano l'ora, ai tuoi occhi la neve mulinante pioggia spenta di stelle non venga ad intessere trame di lenti sudari che nell'attimo muto rifuggente ti vedrai porre innanzi per sempre. Non guardarli! Respingili nel mare delle assurde conchiglie insabbiate e disfatte! Come gabbiani putridi di sale non lasciare che rubino la luce, uccelli fatti di gridi stridori annidati nel suono dei miei venticinque anni.
Ho imparato da te la fierezza dei poveri ed ora posso dirti le strade delle vaghe comete che tornano al tempo io, campanile aperto di rondini, ricambiando la genesi e amore.
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