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A MIA MADRE

Che non si faccia mai
buio d'intorno
e campane a martello
rompano l'ora,
ai tuoi occhi la neve
mulinante pioggia spenta
di stelle non venga
ad intessere trame
di lenti sudari
che nell'attimo muto
rifuggente ti vedrai
porre innanzi
per sempre.
Non guardarli!
Respingili nel mare
delle assurde conchiglie
insabbiate e disfatte!
Come gabbiani putridi
di sale non lasciare
che rubino la luce,
uccelli fatti di gridi
stridori annidati
nel suono dei miei
venticinque anni.

Ho imparato da te
la fierezza dei poveri
ed ora posso dirti le strade
delle vaghe comete
che tornano al tempo
io, campanile aperto di rondini,
ricambiando la genesi
e amore.